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  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 settembre 1998
 
di Peter Howitt, con Gwyneth Paltrow, John Hannah, John Lynch (Gran Bretagna, 1998)
 
Gwyneth Paltrow
Quante volte il cinema si è divertito a smontare il proprio giocattolo, quel fattore tempo sul quale si costruisce nei mitici ventiquattro fotogrammi al secondo? Riavvolgendo la pellicola, i cineasti hanno cercato di immaginare come avrebbe influenzato il proseguimento della finzione (o, a seconda dei punti di vista, quale sarebbe stato l'intervento del caso, del destino, della Provvidenza) quel piccolo, insignificante avvenimento: se si fosse svolto in un modo piuttosto che in un altro.

Cosi Alain Resnais, nel portentoso SMOKING, NON SMOKING, costruiva addirittura due film. Agli stessi attori, nell'identico ambiente, sui medesimi accadimenti faceva recitare due storie diverse. A seconda di come, nel passato, era occorso il più semplice degli avvenimenti: la scelta di non fumare o quella, al contrario, di accendere una sigaretta, ad esempio. Afferrare l'attimo fuggente nel quale il caso si è compiuto: ciò che ha determinato quello presente, l'effetto che stiamo vivendo, la motivazione che ci ha spinto ad agire.

Egualmente, un altro grande maestro del tempo e della casualità, Krzysztof Kieslowski: ne IL CASO (1981) per tre volte, allo scopo di studiarne le conseguenze, impone al proprio protagonista d'inseguire un treno alla stazione di Lodz: due volte perdendolo, la terza riuscendo a salire sui vagoni in corsa. Per Kielsowski non è tanto l'uomo - per quanto sforzi faccia - a determinare il proprio destino, ma il Caso. Dal concatenarsi degli avvenimenti (ma, naturalmente, gli avvenimenti non avvengono... a caso; sono dettati dalle condizioni esistenziali, sociali, politiche, religiose, psicologiche) nasce quella ragnatela inesorabile chiamata per comodità Destino. E, per più ambigua finalità, la nozione del Bene e del Male.

A Resnais o Kieslowski tutte queste belle cose riuscivano grazie alla tremenda precisione, lucidità ed ispirazione di una scrittura cinematografica. A Peter Howitt, attore inglese al suo esordio come regista, l'approssimazione di questa permette al massimo un disinvolto ed un po' stucchevole divertissement. Complice l'altrettanto elegante ed anoressica bellezza di una Gwyneth Paltrow alla moda, costruisce una commedia sentimentale più soft che sofisticata sull'evoluzione di un prevedibile triangolo amoroso: a dipendenza del fatto che le porte scorrevoli (le "sliding doors" del titolo) del métro le si chiudano, o meno, sulla graziosa faccia.


   Il film in Internet (Google)

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